Nei prossimi anni, il 60% della produzione d’energia idroelettrica mondiale potrebbe essere a rischio. Il pericolo è rappresentato dalle scarse risorse di acqua provocate dai numerosi cambiamenti climatici. L’allarme è arrivato dall’Università olandese di Wageningen e dall’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA).
Cambiamenti climatici e settore idroelettrico
Lo studio pubblicato dai ricercatori dell’ateneo olandese sulla prestigiosa rivista Nature, si focalizza sui cambiamenti climatici. L’analisi parte dal presupposto che l’energia derivante dal settore idroelettrico e quella termoelettrica, contribuiscono al 98% della produzione di energia elettrica mondiale. Queste tecnologie dipendono fortemente sia dalla disponibilità di acqua sia dalla sua temperatura. Il cambiamento climatico e tale variazione della disponibilità di acqua incideranno sulla produzione energetica, in maniera rilevante. Parallelamente, la popolazione di tutto il mondo e la domanda di risorse idriche continueranno a crescere, con relativi problemi per gli approvvigionamenti.
I possibili adattamenti futuri dell’energia idroelettrica
Anche per far fronte al rischio di scarsità idrica causato dai cambiamenti climatici, i ricercatori dell’Università olandese avrebbero proposto alcune possibili soluzioni per assicurare la sicurezza idroenergetica anche nei prossimi anni. Gli studiosi hanno ideato un modello che unisce i dati sull’elettricità a quelli idrogeologici di 24.515 centrali generatrici di energia idroelettrica e di 1.427 termoelettriche. Alternative efficaci per rimediare alla forte vulnerabilità delle risorse idriche legate alle variazioni climatiche potrebbero essere una maggiore efficienza delle centrali, la sostituzione dei sistemi di raffreddamento e l’utilizzo di un diverso tipo di carburanti.
Come uscire dalla crisi idrica?
Anche a causa dei cambiamenti climatici in essere, il 2017 è stato un anno caratterizzato da un’eccezionale carenza di risorse idriche disponibili, soprattutto in alcune zone del nostro Paese. Secondo l’Istat, a causa della crisi idrica nei quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Arno e Tevere), le portate medie annue di tali fiumi hanno evidenziato una riduzione media complessiva del 39,6%, rispetto alla media registrata trent’anni prima, dal 1981 al 2010. Ci sono vie d’uscita? Da un recente rapporto di Legambiente emerge che i grandi impianti idroelettrici del secolo scorso devono essere rinnovati e riqualificati. È importante, inoltre, puntare sempre di più su forme alternative di energie rinnovabili come sole e vento.